Introduzione
La percentuale crescente di bambini con diagnosi di ADHD rappresenta un gran numero di studenti che affrontano problemi di coordinazione motoria, comportamento e attenzione che si traducono in relazioni sociali compromesse (Valentini, M. & Canini, A., 2020). L’ADHD (acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder), anche conosciuto come Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI), è un disturbo neurobiologico dello sviluppo neuropsichico del bambino o dell’adolescente. Esso è caratterizzato da gravi difficoltà di attenzione e concentrazione, da impulsività e iperattività, aspetti che esitano nella manifestazione di condotte inadeguate rispetto all’età; oltre ai sintomi nucleari appena citati un concetto su cui risulta fondamentale porre il focus è la disregolazione.
Le criticità sopra evidenziate, dovute all’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento, sono soprattutto riscontrabili nella scarsa cura per i dettagli, nella labilità attentiva e nell’inabilità a portare a termine compiti/ giochi intrapresi o obiettivi da raggiungere. Sono inoltre evidenziabili difficoltà organizzative e di autocontrollo, incapacità a procrastinare nel tempo la risposta ad uno stimolo interno o alle richieste dell’ambiente, perdita di oggetti di uso quotidiano, irrequietezza e incapacità a stare seduto, difficoltà nell’aspettare il proprio turno (Barkley, 1998). A questi sintomi, spesso, si accompagnano sensazioni interne e soggettive di tensione, pressione e instabilità, che devono essere scaricate. L’ADHD, pur avendo una natura organica, non può essere trattata con un solo intervento di tipo farmacologico: pertanto, per bambini con ADHD, si è soliti indicare un trattamento multimodale che unisce vari interventi indirizzati alle diverse aree compromesse.
Ad oggi, ci sono due trattamenti di prima linea, fondati su solide evidenze scientifiche: quello farmacologico (principalmente stimolante) e quello comportamentale (Van der Oord et al., 2008). I trattamenti cognitivo-comportamentali sono focalizzati sulla formazione comportamentale dei genitori e sull’insegnamento di competenze per affrontare e gestire i sintomi dell’ADHD e dei suoi problemi associati. Tuttavia questi interventi hanno anch’essi limitati effetti a lungo termine e sono scarsamente generalizzabili ad altri compiti (Chambles e Ollendick, 2001; Pelham e Fabiano, 2008). È risultato pertanto necessario individuare e implementare interventi che agiscano in modo più efficace, duraturo e generalizzabile sulle problematicità attentive e comportamentali sopra citate, motivo per cui recentemente i ricercatori hanno indagato l’influenza dell’attività fisica sui principali deficit dei bambini con ADHD, interrogandosi inoltre su quali tipi di attività sportive possano portare maggiori benefici a questi bambini e ragazzi.
Il Progetto
Studio LOM, si propone di attivare in collaborazione con il circolo Antico Tiro a Volo, un progetto “SPORT” rivolto a bambini della scuola elementare con diagnosi di ADHD, residenti sul territorio, da inserire per fascia di età, in attività sportive selezionate tra quelle disponibili all’interno del circolo.
Le famiglie interessate verranno inserite all’interno di un iter di screening finalizzato ad una mutua conoscenza e alla raccolta preliminare di informazioni utili a definire la possibilità di inserimento nel presente progetto.
Questo prevederà:
- un incontro di equipe con tutte le figure professionali coinvolte nel progetto;
- un colloquio preliminare con la famiglia del bambino per conoscersi e prendere visione di tutta la documentazione clinica di interesse;
- un incontro conoscitivo con i bambini/ragazzi che parteciperanno all’iniziativa;
- previa formazione dei gruppi, un incontro di tutti i partecipanti agli stessi, in cui sarà richiesta la partecipazione dell’istruttore dell’attività sportiva di riferimento, finalizzato ad una prima conoscenza per “rompere il ghiaccio” ed iniziare a familiarizzare con le attività ed i compagni.
Con lo scopo di valutare l’efficacia dell’intervento promosso, con finalità di ricerca, si prevede di somministrare ai genitori e ai bambini/ragazzi coinvolti nel progetto, in ingresso, in corso di attività ed in uscita, alcuni questionari clinici atti alla misurazione quantitativa di variabili di interesse.
L’iniziativa avrà una durata sperimentale di 6 mesi e si svolgerà secondo tempi e modalità rese disponibili da parte del Circolo.
Al termine del progetto si prevede di effettuare un incontro di condivisione dell’esperienza e saluto con tutti i partecipanti e le loro famiglie.
Questo progetto è patrocinato dal Presidente del Circolo Antico Tiro Al Volo, Giorgio Averni.
Obiettivi e strumenti
L’ipotesi da noi sostenuta è che lo sport sia un contesto di apprendimento estremamente motivante per un bambino con ADHD, la possibilità di frequentare un ambiente ludico e piacevole, la presenza di coetanei, la condivisione di obiettivi, il rinforzo endogeno dato dal rilascio delle endorfine costituiscono fattori preziosi per la modulazione della sintomatologia presentata da questi ragazzi. Infatti, le caratteristiche stesse dell’attività sportiva sostengono l’autoregolazione, l’attenzione, la coordinazione motoria e le competenze sociali attraverso la necessità di allenamento costante, di rispetto della turnazione, di collaborazione con gli altri e di gestione della frustrazione. Le evidenze scientifiche ci dicono, tuttavia, che non tutti gli sport sono adatti per i bambini con ADHD. Dati di letteratura indicano in primis il nuoto, ma anche tennis, calcio, corsa e altre attività volte a promuovere la salute, l’autostima e il lavoro di squadra.
In virtù delle attività sportive erogate dal circolo e quanto sopra citato si prevede di inserire i partecipanti, in linea con le loro attitudini e caratteristiche, nelle seguenti attività:
- Nuoto: questa attività rappresenta lo sport ideale per i bambini con ADHD che eccellono in attività strutturate e guidate. Inoltre, pur essendo uno sport individuale, il nuoto può fornire ai bambini con ADHD l’opportunità di esercitare un’attività fisica in un contesto di gruppo. Il bambino sarà quindi in grado di concentrarsi sia a livello personale migliorando, per esempio, i tempi di nuoto, sia a livello sociale sviluppando competenze comunicative e sociali (Chang et al., 2014);
- Tennis: per i bambini con ADHD individualisti e che amano competere, il tennis rappresenta sicuramente lo sport ideale. Questa attività, inoltre, richiede delle caratteristiche che aiutano molto i bambini con ADHD, per esempio il ritmo veloce mantiene la concentrazione sostenuta e colpire la pallina da tennis può rappresentare un gesto funzionale per liberarsi da rabbia o frustrazione provata durante una giornata impegnativa (Pan et al., 2016).
Conclusioni
Crescenti evidenze scientifiche evidenziano come l’attività motoria porti importanti benefici ai bambini e ragazzi con ADHD; lo sport infatti, favorisce l’apprendimento attraverso l’esercitazione di diverse capacità e aiuta ad affinare e sviluppare tutti i sensi contemporaneamente, combinandoli fra loro, permettendo altresì l’acquisizione di nuove strategie di apprendimento (Stadelmann).
Lo sport, inoltre, aiuta lo sviluppo delle capacità di locus of control permettendo al bambino di riuscire ad attribuire i successi e i fallimenti alle giuste cause, interne o esterne; inoltre promuove l’utilizzo di strategie di fronteggiamento efficaci per rispondere ad una particolare situazione percepita come stressante o problematica (Rabaglietti, Roggero, Fortunat, Keller).
In conclusione lo sport per i bambini con ADHD è una scelta positiva in grado di favorire effetti benevoli, permettergli di sviluppare skills cognitive e affettive, nonché influenzare positivamente le loro capacità d’apprendimento. L’attività sportiva può essere vista dai genitori come un’importante opportunità da affiancare al trattamento terapeutico, rappresentando di fatto un prezioso alleato per la salute psicofisica dei loro figli.