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Disabilità e sessualità, dal pregiudizio alla normalità

Per lunghissimo tempo, il tema della sessualità collegato alla disabilità ha generato silenzio, imbarazzo e scandalo. Successivamente, è stato considerato perlopiù come un atto sanitario. 

Negli ultimi anni, con la presa di posizione di persone con disabilità, si è innestata gradualmente una visione più inclusiva di analisi, che ha costituito la lente di ingrandimento delle censure e delle problematicità causate dall’educazione fallocentrica e performativa. 

Ribaltare, superare e ridisegnare l’immaginario collettivo connesso alla sessuo-affettività delle persone con disabilità è stato l’obiettivo della tavola rotonda organizzata il 18 luglio 2023 nella Sala Capitolare del Senato dai senatori Antonio Guidi e Gianni Berrino. 

Sono intervenuti Laura Coccia, politica e atleta, Cleto Corposanto, sociologo, Patrizia Sciolla, psicoterapeuta e consulente per disturbi sessuali, Armanda Salvucci, ideatrice del progetto Sensuability e presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Mario e Gianluca Giacchero, attivista. A moderare, Nausica Cangini psicoterapeuta cognitivo comportamentale, presidente di Studio LOM. 

L’evento ha costituito uno spazio di dibattito culturale per sottolineare l’importanza della decostruzione dell’idea performativa e fallocentrica della sessualità e restituire diritto di autodeterminazione alle persone con disabilità. 

Ad aprire i lavori la Prof.ssa Nausica Cangini: “Tutti noi abbiamo diritto ad esprimere la nostra sessualità in modo libero e soddisfacente, senza discriminazioni o pregiudizi. Tuttavia, per molte persone con disabilità, l’accesso ad una sessualità consapevole e piena di significato può essere limitato o ostacolato da vari fattori, come stereotipi sociali, barriere fisiche o mancanza di supporto adeguato. Vogliamo mettere in luce le sfide che affrontano le persone e le soluzioni possibili per garantire una sessualità inclusiva, rispettosa e appagante per tutti. Abbiamo il dovere di impegnarci a creare società che abbiano cura di ogni individuo”.

Il senatore Antonio Guidi, responsabile del dipartimento di Disabilità ed Equità sociale di Fratelli d’Italia afferma: “Quello della disabilità e della sessualità è un argomento considerato al limite, sfidante e complesso, ma che deve essere attraversato, invece, con semplicità, lasciando da parte pregiudizi e tecnicismi”. “È solo recentemente – prosegue – che qualcuno comincia a parlare esplicitamente di disabilità e amore, di corpo disabile e sessualità, in maniera demedicalizzata e depatologizzata. È comune pensare che certe realtà d’ordine, come la centralità fallica, abilità fisiche o sensoriali, l’avere un corpo secondo standard costituiscano condiotiones sine qua non. Io non voglio condizioni. Una sana sessualità, argomento così liquido, deve prescindere da performance e parametri costituiti”. 

Il senatore dichiara inoltre: “Rifiuto il concetto di sessualità collegato alla disabilità come diritto. Non si può garantire un terreno emozionale quasi per legge. Occorre, invece, implementare le occasioni di incontro e partecipazione, creando le condizioni dello stare insieme: dalla scuola al teatro, dal lavoro alle feste, dalla casualità all’incontro mirato, abbattendo barriere architettoniche e culturali. Ma soprattutto cercando di combattere mediante lotta culturale il pregiudizio per cui la sessualità delle persone con disabilità costituisca un problema speciale. Complicato sì, ma non terreno di dissertazioni sonnacchiose fra tecnici. La sessualità non è un self-service, ma la ricerca del tanto – a volte del tutto – partendo dal poco di sé stessi.

Il senatore Gianni Berrino, capogruppo della commissione Giustizia e membro della commissione Affari sociali dichiara: “Rispetto a questo argomento, la politica non deve tacere per paura, indifferenza o comodità. È un tema sicuramente sensibile, da trattare con tatto, ma da affrontare. Partiamo da questa discussione, perché una sessualità sana e felice fa parte della nomalità della vita. Parlare di sessualità non deve essere un diritto, è una normalità: dovrebbe essere così a prescindere. Questa iniziativa intende esattamente squarciare il velo del silenzio, del tabù e del pregiudizio e costituire un momento di confronto attivo”. 

Successivamente, si sono susseguiti gli interventi dei relatori del mondo della psicoterapia, della sociologia, dell’arteterapia e dell’attivismo per costruire un momento di dibatitto socio-culturale sulla narrazione e sulla rappresentazione delle sessualità delle persone con disabilità, ma anche sui temi del corpo e delle relazioni. 

Laura Coccia, ex atleta paralimpica e parlamentare Pd, portavoce dell’associazione DisabilmenteMamme, afferma: “Nell’immaginario collettivo le persone con disabilità sono esseri sofferenti che necessitano ininterrottamente di essere curati, incapaci di provare emozioni negative, interessi o passioni di qualsiasi genere. Da quando sono rimasta incinta, mi sono imbattuta contro un muro di ignoranza che sembra fatto di gomma, sul quale le mie risposte razionali rimbalzavano nell’indifferenza: “È tuo fratello?”, “Vivete insieme?”, “Ma sei incinta?” e poi “Di chi è il bambino? È tuo? L’hai fatto tu?”. Domande nelle quali anche solo l’uso del “tu” denota un abbassamento sociale. Questi sono gli stereotipi e i pregiudizi contro cui dobbiamo lottare ogni giorno, considerando che una donna con disabilità è sempre vittima di una doppia discriminazione: come donna e come persona con disabilità”.

Cleto Corposanto, sociologo, dichiara: “Il grande errore è stato aver cominciato a pensare che tutto dipendesse dalle strutture del nostro cervello. Emozioni, convincimenti, percezioni, sensazioni: tutte cose che, erroneamente, abbiamo pensato di poter provare – e conseguentemente anche gestire – attraverso semplici circuiti neuronali, in una visione di separatezza corpo/mente che avrebbe garantito una sorta di patente di primazia sul resto del mondo. Noi, dotati di cervello sul ponte di comando, e tutti gli altri dall’altra parte. Che errore! Siamo fatti di chimica e di materia organica, ma siamo fatti anche di ambiente, cultura, storia e posizione nello spazio sulla terra. Ciò che ci caratterizza, come singoli e come società, è quindi la risultante di sistemi complessi che, in modo e moto perpetui, agiscono e retroagiscono. Non esiste un modello di corpo inteso proprio come un modello, che funzioni meglio, che restituisca percezioni che si presume siano oggettive”. 

Patrizia Sciolla, psicoterapeuta familiare e consulente per i disturbi sessuali, illustra “un nuovo galateo del rispetto e della sessualità che ci possa garantire un vissuto più profondo dell’amore”. “Siamo tutti un po’ disabili, ma qualcuno può nasconderlo meglio – afferma – i pregiudizi da abbattere sono, prima di quelli architettonici, mentali, culturali e intimi. La disabilità è proporzionata a quanto dobbiamo viverla. In tal senso, è opportuno parlare di galateo del rispetto della sessualità, in cui si passa dalla repressione all’educazione e all’autoregolazione. Dobbiamo promuovere una cultura che sappia: diffondere l’educazione emotiva e sessuale, promuovere l’inclusività dei corpi e il rispetto delle diversità, comprendere e Lavorare sulle conseguenze delle emozioni, comprendere quale tipologia di persona è maggiormente adatta a noi, fornire una conoscenza informata sulla sessualità virtuale, ribadire che la genitorialità è una possibilità per qualcuno, ma è un dovere comunitario per tutti favorirla. Occupiamoci di promuovere questa mentalità: la sessualità è davvero l’unico ambito in cui si possa parlare di parità: del resto nessuno ci capisce qualcosa!”. 

Armanda Salvucci, ideatrice del progetto Sensuability e presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Mario dichiara: “Il corpo con disabilità è da sempre stato associato alla sofferenza, all’indesiderabilità e all’impossibilità di essere portatore di desiderio attivo. Quindi lontano dalle manifestazioni gioiose della vita, come l’erotismo. Noi con il progetto Sensuability, abbiamo deciso di decostruire questi stereotipi e pregiudizi con ironia e leggerezza. Mostriamo corpi non perfetti che possono essere comunque sensuali. Vogliamo aprire a un nuovo immaginario erotico che vada oltre il pietismo e la compassione. Si tratta di generare un cambiamento culturale e avvicinare le persone al tema facendo piazza pulita da rabbia o sensi di colpa e ribadendo che è impossibile trascendere il tema dell’autonomia e dell’autodeterminazione”. 

Gianluca Giacchero, attivista per i diritti delle persone con disabilità, rimasto paralizzato in seguito a uno sfortunato tuffo, dichiara: “L’incidente mi ha portato a non poter essere più autonomo, dover sempre dipendere dagli altri, dover combattere tutti i giorni con i miei problemi fisiologici. Non sono stati motivi per cui abbattermi, bensì uno stimolo per guardare sempre avanti e non perdere la speranza. Infatti, oggi dopo quasi sedici anni, ho un lavoro stabile, porto avanti con coraggio le mie battaglie, inseguo speranzoso i miei sogni ed obiettivi e continuo a perseverare mantenendomi in forma nonostante le difficoltà. Spero che la mia storia possa essere di ispirazione e tenere aperto un dibattito su un argomento così importante e urgente, non solo per chi ha una disabilità, ma per tutti”. 

Altre informazioni su questo dibattito sono state riportate anche negli articoli de Il Giornale, di Radio Radicale e di DottNet.

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